Quando si pensa agli effetti avversi che un metallo come il nichel può avere sul nostro organismo, subito la nostra mente va alle irritazioni cutanee che compaiono, sulla pelle dei soggetti sensibili, quando s’indossano orecchini, bracciali o collane di bigiotteria.
Il collegamento fra il nichel contenuto negli alimenti e fenomeni di malessere, che indicano un’intolleranza, al contrario non è così immediato.
Il numero di persone che soffrono di sensibilità al nichel sta salendo: si è stimato che il 18% della popolazione del Nord America ne sia colpita, fra cui 11 milioni di bambini. In Italia ne soffrono all’incirca 5 milioni di persone. Diversi studi hanno cercato di operare una stima dell’assunzione giornaliera di questo metallo tramite l’alimentazione. Ciò che si è ottenuto è un valore che va dai 0,2mg ai 0,6mg die, che per l’Italia si assesta attorno ai 0,3/0,4mg.
In ogni caso, non tutta la quota di nichel che ingeriamo è assorbita dal nostro organismo; si è visto, infatti, che solo l’1-10% di questo metallo è assimilato.
La variabilità è data, fra gli altri aspetti, dall’associazione con altri micronutrienti come il ferro che, per esempio, ne diminuisce l’assorbimento. Questo perché ferro e nichel utilizzano lo stesso sistema di trasporto per passare la membrana delle cellule della mucosa intestinale; se quindi questo trasportatore verrà occupato dal ferro, potrà legare una quota minore di nichel.
A tal proposito, numerose persone affette da questo tipo d’intolleranza hanno avuto un miglioramento dei sintomi includendo alimenti ricchi in ferro nella loro dieta.
I soggetti intolleranti al nichel si trovano spesso a dover evitare un gran numero di alimenti, fatto che spesso può far pensare di dover rinunciare al gusto del cibo e alla gioia del mangiare.
Niente paura! Ecco una ricettina in cui utilizzeremo solo alimenti nichel-free, che vi farà cambiare idea: trofie al ragù bianco con formaggio di capra.